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Visualizzazione dei post da 2014

Etica per un figlio, di Fernando Savater

Cos’è il bene e cosa il male? Cosa significa “vivere bene”? Sono solo alcune delle domande a cui prova a rispondere il filosofo spagnolo Ferdinando Savater parlando a suo figlio Amador, cercando di spiegargli a cosa serve l’etica con un linguaggio molto semplice. Non intende illustrare al figlio adolescente i concetti della filosofia morale: nessuna lezioncina, nemmeno una noiosa “predica”, né una pedante ramanzina, ma un monologo leggero eppure intenso con l’obiettivo di dare al figlio (e non solo a lui) gli strumenti indispensabili per poter vivere bene. Ma, appunto, cosa significa “vivere bene”? E’ un’idea che ha a che fare con la libertà, ma anche con la responsabilità e il rispetto degli altri. Usando le parole di Gianni Vattimo, “non è vero che un’etica laica, senza assoluti e senza miti, non può fornire modelli educativi efficaci. Savater lo dimostra persuasivamente: la moralità risulta soprattutto caratterizzata come autonomia, capacità di non sottomettersi, amore di sé

La ragazza che giocava con il fuoco, di Stieg Larsson

750 pagine fitte di parole, fatti e personaggi che si intersecano fino a comporre un disegno che si rivela fino in fondo soltanto alla fine, tenendo incollato il lettore come già era avvenuto con il primo romanzo della trilogia di Stieg Larsson, Millenium, ovvero “Uomini che odiano le donne”. “La ragazza che giocava con il fuoco” è un romanzo che vive di vita propria, ma indubbiamente trae ulteriore forza dal contesto del precedente, senza averne necessariamente bisogno. In Millennium abbiamo avuto prova delle straordinarie qualità ma anche dei lati oscuri di Lisbeth Salander, giovane hacker dotata di un’intelligenza fuori dal comune con evidenti problemi di relazione con il resto del mondo; soltanto nel secondo romanzo conosciamo la sua storia e il perché di una personalità tanto complessa. E’ un romanzo poliziesco dalle tinte sociali ed etiche perché ruota ancora una volta attorno al tema delle donne maltrattate. A completare la figura di Lisbeth c’è sempre Mikael Blomkvist, gi

L'albero e le tempeste

  "Un albero con le radici forti, ride delle tempeste", proverbio malese

La Bambina, di Carlo Lucarelli

La Bambina è il soprannome che viene dato ad un giudice, una donna che, nonostante la sua giovane età, si trova ad affrontare situazioni molto complesse nella Bologna del 1980, poco prima della strage alla stazione. A farne da scorta è Ferro, un poliziotto cinquantenne che non riesce ad evitare il suo ferimento durante un attentato. Il suo lato paterno risveglia nell’uomo un istinto protettivo verso quella che sembra davvero una bambina, e le salva la vita portandola via dall’ospedale in un luogo segreto, a costo della sua stessa vita. A quel punto Valentina dimostra una tempra tutt’altro che infantile e affronta in una condizione di clandestinità, con determinazione e coraggio, una battaglia contro la criminalità, poliziotti corrotti e servizi deviati. Tornano temi e personaggi ricorrenti in Lucarelli: eroine femminili dotate di grande intelligenza e coraggio, lo sfondo di Bologna e la deviazione di parte delle istituzioni dello Stato. Da segnalare un altro motivo tipico dello scr

Il giudice Surra, di Andrea Camillieri

Il giudice Surra diventa, senza rendersene conto, un eroe. Il racconto, ambientato nel periodo successivo all’unificazione dell’Italia, lo descrive come un uomo dalla mentalità tipica sabauda, ligio alle regole e alle leggi dello Stato appena nato, borghese nei modi e nello spirito, inflessibile e ingenuo al tempo stesso, incapace di leggere e interpretare il contesto in cui viene inviato da Torino: un piccolo paese della Sicilia. Qui il giudice deve rimettere in moto il Tribunale, i cui meccanismi si sono stranamente inceppati. La sua ingenuità e il rigore che lo contraddistinguono, ne fanno un inconsapevole eroe che riesce a mettere dei limiti al potere dell’associazione chiamata “Fratellanza”, presto etichettata come “Maffia”. Non ci sono avvertimenti e minacce che tengano: il giudice Surra andrà avanti indefesso fino a quando il Tribunale non avrà ripreso in pieno le sue attività, vivendo in piena tranquillità, senza rendersi conto di essere diventato un simbolo. Non consideran

L’abito di piume, di Banana Yoshimoto

Leggero, evanescente, un disegno a matita. Questo romanzo della nota scrittrice giapponese scorre velocemente, oppure lentamente, come il fiume del paese natale della protagonista, Hotaru, nel quale ritorna per allontanarsi da una delusione sentimentale. Dopo aver abitato per otto anni a Tokyo dove ha vissuto un’intensa relazione con un uomo sposato che l’ha assorbita totalmente, Hotaru decide di tornare a casa per ritrovare pace, serenità e anche l'identità, appannata dalla storia d’amore appena chiusa. E’ un ritorno all’infanzia in una dimensione di onirica spiritualità: tutti i personaggi che incontra sembrano pervasi da un’aurea di magia. La nonna, che gestisce un caffè che assomiglia più ad una serra, il padre, eccentrico psicologo sempre in viaggio, la madre morta che a tratti ricompare, l’amica Rumi, dotata di una sensibilità oltre il normale che le fornisce gli indizi per ricomporre i tasselli di una storia che la riporta indietro nel tempo. Ed è tramite queste misterio

Tony Pagoda e i suoi amici, di Paolo Sorrentino

Tutto avevo messo in conto, meno che la felicità. Questa frase semplicemente bella chiude il secondo libro dedicato a Tony Pagoda di Paolo Sorrentino, che mi ha divertito, commosso, fatto riflettere, stupito per la felicità con cui mi è arrivato, nonostante il protagonista sembri tutto, fuorché felice. Eppure il tema della felicità, della sua ricerca mai banale, ma soprattutto quello della bellezza, attraversa tutte le pagine e riecheggia il film, quello dell’Oscar, nelle sue parti migliori. La presentazione che ne fa l’ex cognato, tale Ughetto De Nardis, già gli conferisce lo spessore che merita: “Tu non ce l’hai la tempra intellettuale per innamorarti di un unico concetto per tutta la vita”, dice rivolgendosi direttamente a lui. Pagoda, cantante neomelodico ormai ai margini del palcoscenico, è l’uomo delle intuizioni imprevedibili, che parte dalla superficie delle cose per arrivare a sfiorare per un attimo un abisso profondo, per nulla scontato. Filosofo improvvisato di una mo

La scelte che non hai fatto, di Maria Perosino

Non so se i miei gusti in fatto di libri stiano diventando troppo difficili, ma ultimamente fatico a non trovare difetti in quello che leggo. Troppo spesso rimango delusa. Aspettative eccessive? Anche quest’ultima lettura, “Le scelte che non hai fatto”, di Maria Perosino, l’ho iniziata perché il tema è uno di quelli che da sempre mi intriga. Le celebri “sliding doors” mi hanno affascinato quando ho visto per la prima volta il film con Gwyneth Paltrow: che il destino di una persona possa cambiare se si perde una metropolitana o per un qualunque altro banale gesto quotidiano, è un fattore a cui nessuno può sottrarsi, ma le scelte sono qualcosa di diverso. Sono difficili, spesso sofferte, a volte inevitabili, ponderate o impulsive, ma portano sempre e comunque effetti e conseguenze. Per questo motivo sorge spontanea la domanda: “Se avessi scelto l’altra strada, come sarebbe andata?” Il libro intende indagare questo aspetto del tema: cosa succederebbe se potessimo seguire le

Molto forte, incredibilmente vicino, di Jonathan Safran Foer

  Non so ancora se finirò di leggere questo libro. Nel caso lo finisca, completerò la recensione, altrimenti rimarrà sospesa come la mia lettura. La voce del bambino che ha perso il padre nell'attentato alle Torri Gemelle del settembre del 2001 è struggente. Oskar ha 11 anni ed è chiuso nel trauma che lo ha colpito, privandolo di un padre con cui aveva un rapporto speciale, un legame che lui tenta disperatamente di mantenere anche dopo la sua morte attraverso nuove "ragioni di vita", ingenue e paradossali, come solo i bambini possono fare: trovare la serratura giusta per una chiave rinvenuta tra gli oggetti del padre e una persona di nome Black. Oskar è un bambino a suo modo geniale: si autodefinisce inventore, scienziato, collezionista, ma la sua sembra una genialità quasi autistica. E' una forma di autismo che deriva dal trauma non elaborato e da una indole surreale e poetica, che pare condividere con la nonna materna, la quale entra nel romanzo con la stori

Rimini, di Pier Vittorio Tondelli

Ripescato da uno scaffale della mia libreria, con ancora tra le pagine, inaspettatamente superstite, lo scontrino di acquisto (Festa de l’Unità di Villa Sorra, 29 giugno 1996, prezzo 14.000 lire), rileggo Rimini di Pier Vittorio Tondelli. Sono in cerca di suggestioni: desidero trovare la cornice, l’atmosfera di una storia accaduta proprio nella città della riviera romagnola che devo riscrivere e ambientare. Voglio capire meglio quel contesto dalle caratteristiche uniche nel suo genere, che più volte ho visto e vissuto dal vero, per trovarne una possibile definizione: una gigantesca fabbrica del divertimento, un luogo-non-luogo dove la realtà è costruzione artificiale, uno spazio geografico che diventa una metafora della seduzione di massa… Post-moderno è l’aggettivo più usato da chi ha interpretato questo romanzo, ma posteriore a quale tipo di modernità? Quella del consumismo, del conformismo e del suo contrario, quindi un luogo in cui si esaltano i comportamenti collettivi ma anc

Coliandro e Grazia Negro, di Carlo Lucarelli

In due romanzi brevi di Carlo Lucarelli compaiono per la prima volta altrettanti personaggi che aprono delle serie: Grazia Negro e Coliandro. Comune è l'ambientazione, città dell’Emilia dall’aspetto estremamente noir: Bologna e Modena. La genesi di queste figure è interessante in quanto compaiono come coprotagonisti, ma evidentemente le loro personalità risultano particolarmente intriganti. Coliandro è inizialmente sovrintendente di polizia relegato all’ufficio passaporti a causa di episodi in cui evidentemente non ha brillato in perspicacia e lucidità. Di fianco a lui c’è Nikita, ragazza dalle mille risorse. Lui è “machista, rambista e anche un po’ razzista”, come scrive Lucarelli nella prefazione, in cui spiega come un simile personaggio così “politicamente scorretto” possa essergli piaciuto al punto da farne un protagonista. In effetti lo tratta con ironia e l’averlo fatto tonto lo salva fino a renderlo persino simpatico. Dopo l'omonimo racconto, la ritroviamo anche

Pastorale americana, di Philip Roth

  Il rovesciamento di un ideale di vita, di un sogno cullato da due generazioni: la prima che è partita dal nulla e ne ha creato le condizioni per la crescita e la seconda che ha avuto la possibilità di andare oltre e godere delle opportunità offerte su un piatto d’oro. Il sogno americano, la “pastorale”, si infrange miseramente e senza un perché con la terza generazione, che avrebbe avuto tutto estremamente facile e a portata di mano e non solo rinuncia a tutto, ma lo rifiuta con disprezzo. Pastorale americana è il racconto di una famiglia ebrea arrivata negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, di uno dei figli che ha incarnato il mito delle infinite possibilità che si aprivano da lì in poi: Seymour Levov, lo Svedese, così com’era chiamato fin da ragazzo, era alto, biondo e con un fisico perfetto, dal talento sportivo fuori dal comune, al punto da farlo diventare davvero un eroe nella scuola e nel quartiere in cui viveva. Una fucina di potenzialità tutte da esprimere i

Il fu Mattia Pascal, di Luigi Pirandello

“Maledetto sia Copernico! - Oh oh oh, che c’entra Copernico! – esclama don Eligio, levandosi su la vita, con il volto infocato sotto il cappellaccio di paglia. - C’entra, don Eligio. Perché, quando la Terra non girava… - - E dàlli! Ma se ha sempre girato! - - Non è vero. L’uomo non lo sapeva, e dunque era come se non girasse. Per tanti, anche adesso, non gira. L’ho detto l’altro giorno a un vecchio contadino, e sapete come m’ha risposto? Ch’era una buona scusa per gli ubriachi. […] Siamo o non siamo su un’invisibile trottolina, cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino di sabbia impazzito che gira e gira e gira, senza saper perché, senza pervenir mai a destino […]”. Per chi non lo avesse riconosciuto, il brano è tratto da “Il fu Mattia Pascal”, durante uno dei dialoghi più noti tra il protagonista e Don Eligio, che con lui custodisce la Biblioteca Boccamazza. Riprendere in mano i classici, persi dai tempi della scuola, permette di rileggerli con occhi divers

American Hustle - L'apparenza inganna

Basato su eventi realmente accaduti (l’operazione Abscam condotta dall’FBI negli anni Settanta), il film diretto da David Russell racconta la storia di una coppia di truffatori, Irving Rosenfeld ( Christian Bale, molto credibile nella sua umanità ) e Sydney Prosser (una magnifica Amy Adams), che si trova costretta ad aiutare i federali ad incastrare alcuni politici corrotti del Congresso degli Stati Uniti. Le implicazioni personali e le vicende si intersecano in una storia sempre più ricca e complessa, con una catena di colpi di scena non solo per la trama, ma anche e soprattutto grazie al sincerità umana dei protagonisti, raccontati e interpretati con grande intensità. Irving e Sydney, infatti, sono due anime gemelle, legate da un profondo sentimento. L’agente Di Maso (un Bradley Cooper davvero vintage! ) li porta in un contesto pericoloso ma che lo affascina, in cui la politica intreccia la malavita. Qui entra in scena Carmine Polito (Jeremy Renner), sindaco italo-americano di C

Storie del declino italiano: “La grande bellezza” e “Il capitale umano”

Due facce della stessa medaglia, l’Italia nella sua decadenza morale e culturale, ritratta in questa epoca di sfacelo e profonda stanchezza dallo sguardo cinematografico di due registi accumunati dallo stesso nome di battesimo, Paolo: Sorrentino e Virzì. Il primo film è “La grande bellezza”, attualmente candidato all’Oscar come miglior film straniero e reduce dal premio del Golden Globe, e l’altro è “Il capitale umano”, da poco nelle sale. Non entro nel merito di alcune recenti polemiche su entrambi i film, ma mi limito al mio personale parere. Da un lato Roma, decadente e lussuriosa, in un quadro barocco da fine impero, dove i fasti dei palazzi del potere alimentano una specie di overdose in cui perdersi. Protagonista uno scrittore ormai privo di ispirazione, un magnifico Toni Servillo, alter ego di Sorrentino, che vive in un vortice di mondanità e noia, tra vuoti intellettuali e politici corrotti. Una prima parte molto promettente, ma poi le suggestioni e le promesse, per

Novecento italiano, AAVV

Da Giolitti a Berlusconi, passando attraverso le tormentate vicende del Novecento italiano. Ed è proprio questo il titolo di un saggio scritto a più mani che racconta fatti e protagonisti della storia dell’ultimo secolo, la cui eredità è ancora viva e non ha smesso di far discutere chi è venuto dopo, lasciando troppi punti interrogativi. Il delitto Matteotti, l’8 settembre, il boom economico degli Anni ’60, la contestazione, il terrorismo, il maxiprocesso alla mafia e Tangentopoli: argomenti trattati con stili diversi da storici, giornalisti e professori, per fare il ritratto di un Italia che ancora non ha saputo fare i conti con il suo passato. Consigliatissimo!   Autori: Emilio Gentile, Mario Isnenghi, Giovanni Sabbatucci, Claudio Pavone, Valerio Castronovo, Marco Revelli, Vittorio Vidotto, Salvatore Lupo, Ilvo Diamanti.

Gli sdraiati, di Michele Serra

La distanza che separa oggi genitori e figli adolescenti è esplorata dallo sguardo acuto e ironico di Michele Serra: da un lato il senso di inadeguatezza, frustrazione, la fragilità e la tenerezza dei dopo-genitori (il “dopo-padre” è la definizione emblematica di quest’epoca post: post-ideologica, post-autoritaria, post-industriale, post-credibile, post-umana…); dall’altro i figli “sdraiati”, ovvero adolescenti in una condizione inedita rispetto al passato: iperconnessi e tecnologici, passivi e apatici eppure con una qualche forma di vitalità imperscrutabile. Anima le riflessioni del padre la segreta speranza che ci sia questo impeto vitale, nascosto tra le pieghe del divano, in qualche angolo del negozio di felpe, simbolico tempio dell’edonismo-egoismo contemporaneo, oppure nello scorrere lungo le vene delle loro protuberanze cibernetiche. Cosa è rimasto del genitore, non più figura di riferimento autorevole, disciplinare e simbolica? Quale messaggio educativo è in grado di trasmett