Ripescato da uno scaffale della
mia libreria, con ancora tra le pagine, inaspettatamente superstite, lo scontrino
di acquisto (Festa de l’Unità di Villa Sorra, 29 giugno 1996, prezzo 14.000
lire), rileggo Rimini di Pier Vittorio Tondelli. Sono in cerca di suggestioni:
desidero trovare la cornice, l’atmosfera di una storia accaduta proprio nella
città della riviera romagnola che devo riscrivere e ambientare. Voglio capire meglio
quel contesto dalle caratteristiche uniche nel suo genere, che più volte ho visto
e vissuto dal vero, per trovarne una possibile definizione: una gigantesca fabbrica
del divertimento, un luogo-non-luogo dove la realtà è costruzione artificiale, uno
spazio geografico che diventa una metafora della seduzione di massa… Post-moderno
è l’aggettivo più usato da chi ha interpretato questo romanzo, ma posteriore a
quale tipo di modernità? Quella del consumismo, del conformismo e del suo
contrario, quindi un luogo in cui si esaltano i comportamenti collettivi ma
anche la loro trasgressione.
Rimini per Tondelli, è quindi il luogo in cui si
scappare da una qualche quotidianità per trovare altro: “Le città dai nomi
così perfettamente turistici – Bellariva, Marebello, Miramare, Rivazzurra –
apparvero come una lunga serpentina luminosa che accarezzava il nero del mare
come il bordo in strass di un vestito da sera. […] Quella stessa scia di
piacere segnava il confine tra la vita e il sogno di essa, la frontiera tra
l’illusione luccicante del divertimento e il peso opaco della realtà.”
“Basta
crederci”, dice Susy, giovane affasciante collaboratrice dell’inserto
di un quotidiano che è chiamato a dirigere Marco Bauer, ambizioso giornalista
al suo primo incarico importante, inviato in riviera per un’estate. Ed è qui
che si apre un mondo, una specie di carnevale frenetico in cui si scopre il
popolo variegato e composito della vacanza. Tra locali e discoteche per una
fauna umana effervescente, spiagge con gli ombrelloni ordinati dove vanno i
nonni con i bambini, dune di sabbia “only gay”, concerti, premi letterari e gare
sportive, si muovono personaggi di tutti i tipi: uno scrittore in crisi, un
sassofonista, una giovane in fuga da Berlino…
Diverse storie, più o meno riuscite, che a volte suonano un po' forzate e altre volte più sentite, nella cornice di una Rimini smaliziata negli anni
Ottanta, nel pieno della festa, prima che il post-moderno diventi decadenza. Interessante il punto di vista di un amore omosessuale che nella sua carnalità è illuminato da una spiritualità finalmente libera. Questo è il tema senz'altro più sincero e meglio riuscito dell'autore.