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Visualizzazione dei post da 2019

Il colibrì, di Sandro Veronesi

Un libro non consolatorio, pieno di umanità. Il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi ha una caratteristica unica: il dono dell’immobilità. Come un colibrì, batte le ali continuamente, una fatica immane per rimanere fermo. Il colibrì è Marco Carrera, un uomo che come l’uccellino è piccolo e ha bisogno, fin dall’infanzia, di una cura per crescere come gli altri. Il protagonista ha vissuto la sua vita così, muovendosi per stare immobile, rifuggendo i cambiamenti. Mentre gli altri andavano avanti, lui praticava una resilienza tenace, sospendendo il tempo, capace persino di risalirlo, ritrovando quello perduto. Volando all’indietro, come il colibrì sa fare.Il tempo da risalire è quello della famiglia, dei genitori Letizia e Probo, un matrimonio che è una bolla, un’illusione di felicità, che ha tenuto a bada l’inquietudine della madre, in un’accettazione dolente fatta di sopportazione e bugie. Il ricordo della giovinezza è Irene, la sorella “intelligentissima e tormentatissi

Il lato fresco del cuscino, di Vittorio Zucconi

Il libro si apre e si chiude parlando di libri. In mezzo c’è un mondo, anzi il mondo, il racconto di un vita intensa da inviato speciale, trascorsa a zigzagare in ogni angolo della terra, dal lontano Giappone allo sperduto Sud America, dalle gelide notti di Mosca che raccoglievano i pezzi del socialismo reale alle luci bianche di Washington, passando per la guerra in Iran, i Mondiali di calcio della Corea e un’infinità di altri luoghi, piccoli e grandi, celebri e sconosciuti, in una sorta di immaginario, grande zapping. Tra pagine autobiografiche nate dagli oggetti, il ricordo si sprigiona sul filo delle cose perdute, a cominciare da quello infantile del ticchettio notturno della Lettera 22, la macchina da scrivere del padre, Guglielmo, anche lui giornalista e scrittore. Quella di Vittorio Zucconi è una scrittura limpida e acuta, invidiabile, accarezzata da una garbata e sagace ironia, a volte un po’ dispettosa quando spezza la frase principale infilando nel mezzo un dedalo di

Tutti primi sul traguardo del mio cuore, di Fabio Genovesi

Avevo iniziato a leggere questo libro qualche anno fa in una situazione molto particolare: si trattava di una lettura ad alta voce condivisa con un appassionato ciclista. Tappa per tappa, avevamo rivissuto insieme il Giro d’Italia del 2013 grazie alla penna vivace di uno scrittore giornalista incaricato dal Corriere della Sera di scrivere articoli di colore dedicati a questo grande evento sportivo. Ne è nato un libro allegro, leggero e coinvolgente, una colorata girandola di aneddoti e personaggi che descrive il “carrozzone” del Giro oltre l’aspetto sportivo e agonistico, riuscendo ad appassionare anche chi normalmente non segue il ciclismo. Attraverso la mitica corsa rosa, abbiamo percorso il bel paese, in un viaggio partito dal sud verso la Toscana per arrivare alle Dolomiti, toccando Slovenia e Francia, che si è concluso a Brescia. Una pittoresca avventura utile a guardarci un po’ allo specchio e a fare del ciclismo qualcosa in più di un semplice sport: una fucina di storie di

La versione di Fenoglio, di Gianrico Carofiglio

“Tutti, in qualche modo, mentono. Mentono agli altri e mentono a se stessi. Mentono sulle loro azioni e mentono sui veri motivi di quelle azioni. Ci sono quelli che lo sanno, pochi, e quelli che non lo sanno, la maggioranza”. Scrive Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex magistrato che ha fatto tesoro della sua esperienza nelle procure riversandola nella scrittura.  La versione di Fenoglio è, non casualmente, un romanzo che esplora il metodo di indagine facendone una metafora più ampia. E’ vero che lo scrittore racconta, attraverso il dialogo tra un maresciallo alle soglie della pensione e un giovane molto intelligente ma disorientato sul futuro, una serie di episodi di casi investigativi, però l’impressione è che sia anche un espediente per parlare del nostro rapporto con la vita, del precario equilibrio tra bugia e verità. In mezzo ci sono le parole e non a caso il maresciallo Fenoglio paragona l’indagine all’arte di raccontare storie. Perché quella di Fenoglio (guarda a caso il

Ascolta la mia voce, di Susanna Tamaro

Il monologo della solitudine. Personaggi dalla vita vuota e triste, che hanno come unica attività quella di interrogarsi sul senso della vita. Una vita passata a chiedersi che senso ha la vita dimenticandosi di viverla. In verità, l’unico e continuo monologo è quello dell’autrice: Ascolta la mia voce è un tedioso soliloquio permeato da solitudine e malinconia, sentimenti che in questo caso sembrano sterili e improduttivi. La stessa protagonista vaga da una situazione all’altra avvolta nel suo vuoto esistenziale. I personaggi sono soltanto scuse per continuare il monologo utilizzando la loro voce, ma è sempre la stessa. Le riflessioni di questa “voce” mi sembrano viaggiare su un’unica superficie, senza particolare evoluzione. Il libro mi è capitato in mano per caso, mentre sistemavo la libreria: mi sono ricordata che anni fa lo avevo iniziato e poi abbandonato, e leggendolo mi è tornato a mente il perché. Ho voluto resistere fino alle ultime pagine, ma che noia!

Sei lezioni di Storia, di Valerio Massimo Manfredi

Ulisse, Alessandro Magno, Giulio Cesare. Giganti della storia antica raccontati da Valerio Massimo Manfredi con il suo abituale stile divulgativo e accattivante. Sei lezioni di Storia (con la S maiuscola) e altre incursioni nel mondo antico è un piccolo saggio, tascabile, che si può infilare comodamente in borsa e portare con sé mentre ci si trova, ad esempio, di fronte ad un bel panorama rilassante, per lasciarsi accompagnare piacevolmente indietro nel tempo alla scoperta dei Templari o delle misteriose rotte dei Fenici ai confini del mondo. “La Storia comprende tutto. La Storia è tutto”, scrive l’autore. Nel volumetto è compreso anche un discorso tenuto da Manfredi per l’Università Ca’Foscari di Venezia, in piazza San Marco nel 2013, immagino di fronte ad un pubblico di neo laureati, di cui voglio riportare un passo: “La felicità non è né una vacanza esotica, un’auto di lusso o un capo firmato. La felicità è quella di sapere, di rendersi conto di aver fatto la cosa giusta, di aver

MOON DAY, 50 anni dopo

Astolfo era andato sulla Luna per recuperare il senno di Orlando e trova anche altre cose “perdute” dagli uomini, come le lacrime e i sospiri degli innamorati. Leopardi ha cantato la Luna, così come Baudelaire , Shakespeare e altri poeti, compresi i Futuristi quando hanno “ucciso il chiaro di Luna”. Il cinema ha fantasticato sul nostro satellite, rimasto un grande sogno fino all’allunaggio nella notte tra il 20e il 21 luglio di 50 anni fa, quando i due astronauti Armstrong e Aldrin hanno messo piede sul famoso “Mare della tranquillità”, così era stata chiamata quella porzione di terra nella quale sarebbe scesa la prima navicella umana, mentre il terzo pilota Micheal Collins  continuava a orbitare intorno al satellite sentendosi l’uomo più solo dell’universo. Sulla Terra si stava festeggiando, almeno sul lato Occidentale, perché dall’altra parte della cortina di ferro i Russi rosicavano, battuti nella corsa spaziale in piena Guerra Fredda. Hollywood ha contribuito a costruire l’en

Tutto su mia nonna, di Silvia Ballestra

Io ho un vizio, o una qualità, o semplicemente una caratteristica che, comunque sia, non esiterei a definire un po’ schizofrenica: leggo più libri in contemporanea. A seconda dell’umore, del tipo di giornata o delle condizioni del luogo di lettura, scelgo se proseguire con uno o con l’altro. Naturalmente succede che ce ne sia qualcuno che mi piace di più e qualche altro che apprezzo meno, di conseguenza la progressione delle pagine avanza con un ritmo totalmente diverso. I libri che non mi piacciono si fanno lenti e pesanti, mentre gli altri scorrono che è una bellezza. Ecco che in questo periodo ho a che fare con tre libri, due romanzi e un breve saggio. Il primo che ho iniziato è ancora fermo a metà, il secondo l’ho appena finito. Mi viene da farne un confronto perché nella loro diversità hanno qualcosa in comune: entrambi trattano un argomento a me caro, ovvero i rapporti familiari nel tempo. Il primo, di cui forse scriverò qualcosa nei prossimi post, è melenso e scontato, permeat

Il primo giorno della mia vita, di Paolo Genovese

Indagare il tema del suicidio è affascinante e spaventoso allo stesso tempo, come guardare il fondo di un abisso mentre ci si trova sul ciglio del precipizio. Il vuoto sembra chiamare, risucchiare chi lo sta guardando. I motivi che spingono colui che fa questa scelta a mettere un piede avanti e lasciarsi inghiottire dal nulla possono essere tanti, ma a volte pare non ci sia una spiegazione razionale. E’ il male di vivere, quello raccontato da Montale (… era il rivo strozzato che gorgoglia / era l’incartocciarsi della foglia…) che, senza un perché, diluisce la linfa vitale. Ho trovato subito intrigante l’idea su cui ruota questo romanzo: quattro persone stanno per compiere il gesto irreparabile di togliersi la vita, ma uno strano individuo le avvicina offrendogli la possibilità di ripensarci. Consente altri sette giorni di tempo per osservare come proseguirà la vita senza di loro, per essere spettatori della loro stessa vita. Mi viene un altro paragone con un romanzo italiano

Veleno, di Pablo Trincia

Un gioco di specchi che confonde la realtà: dove è il vero e dove il riflesso falso? Veleno racconta una vicenda giudiziaria che ha lasciato conseguenze pesantissime sulla vita di tante persone, cambiandone per sempre il destino. Dall’inchiesta condotta dal giornalista Pablo Trincia, pubblicata a puntate sul sito Repubblica.it, è nato un libro che ricostruisce i fatti con il piglio del cronista e la penna del narratore.  La storia risale a vent’anni fa e ha contorni talmente torbidi e inquietanti da toccare punte di vero sgomento, soprattutto perché i protagonisti sono dei bambini. Si tratta della vicenda dei pedofili della Bassa modenese, una rete di mostri che all’epoca continuava a crescere, a coinvolgere tante persone, padri, madri, fratelli, zii, e figure insospettabili come un prete e una maestra. Un’incredibile storia di orchi crudeli e sanguinari nascosti sotto mentite spoglie e la coltre di un’apparente e sonnacchiosa normalità di provincia. Una vicenda che sembrava us