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Visualizzazione dei post da settembre, 2015

Festival Filosofia 2015

'Per gigantismo e imprevidenza, la società può distruggere il proprio futuro', 'La terra come lascito ereditario. All'autoreferenzialità della generazione presente si contrappone la prospettiva di quelle future'. G. Zagrebelsky 'Oggi viviamo nella globalizzazione dell'indifferenza, una sorta di bolla di sapone che non ci protegge da nulla ma ci rende insensibili alla sofferenza altrui. Continuiamo a tracciare confini anche se la separazione tra i popoli oggi è impossibile. I profughi sono i portatori di quell'incertezza a cui non si vuole pensare'. Zygmunt Bauman

Tre uomini in bicicletta, di Paolo Rumiz (Altan e Emilio Rigatti)

Una prosa colta, raffinata eppure leggera, che a me ricorda quella di Calvino per la ricercatezza e precisione del lessico ma anche per la lievità, lo stile asciutto. Una narrazione per raccontare un viaggio che si fa esperienza esistenziale: “ Tutta la vita si riversa in strada, irradia un’energia che divora se stessa e talvolta implode con quell’imprevedibilità che fa dei Balcani i Balcani”, scrive Rumiz. Pur partendo dalla descrizione di un percorso, anche dal punto di vista tecnico, che comincia a Trieste e arriva a Istambul, questo diventa un itinerario a tre dimensioni, a cui si aggiunge la profondità. Un viaggio anarchico, antiglobale, pacifista, in terre di fatto sconosciute, attraversate poco dopo l’uscita dalla guerra. Bello quando descrive la Vukovar post-bellica a partire dalle rondini: “ Sono venute a decine di migliaia, ad abitare uno per uno i buchi fatti dai kalashnikov nei muri. Una rondine per ogni bossolo, che rivincita della vita!”. Un viaggio in controtendenz

Sei la mia vita, di Ferzan Ozpetek

Più di tutto, in questo libro, mi ha colpito l’umanità così variegata, il senso di libertà che deriva dal fatto di vivere la propria vita come si è scelto, senza vincoli e pregiudizi, liberi dagli stereotipi. Il libro è composto da una galleria di ritratti di persone che presumo siano vere, o almeno ispirate a persone reali anche se riviste dagli occhi di chi di mestiere racconta storie. Attraverso di loro, si delinea un affresco romano nell’atmosfera di disinibita libertà degli anni Settanta e spregiudicata vitalità degli anni Ottanta, sia pure complicata da una selva di pregiudizi, all’interno della vasta e trasversale comunità gay, che accoglieva intellettuali, artisti, studenti, operai e una varia tipologia umana che ha fatto scelte alternative a quelle codificate dagli standard sociali, una generazione accomunata dal desiderio di vivere la vita senza freni, unita da un legame di solidarietà. Contano anche i luoghi, come il palazzo in via Ostiense, abitato da "una varia, e