“I romanzi non bruciano” è la frase simbolo non solo di resistenza alle censure, ma anche di sopravvivenza al tempo. Questo è un libro da leggere assolutamente, uno di quelli che rimane davvero, che lascia una traccia in chi lo ha letto. Superata la difficoltà a familiarizzare con impronunciabili nomi russi, tutti un po’ simili, appartenenti a un vasto stuolo di personaggi (molti dei quali davvero bizzarri), a mantenere il filo degli innumerevoli e stravaganti avvenimenti che rendono la trama complessa e intricata, e a non farsi fermare dall’ostacolo di una sintassi non agevole, ecco che si delineano stupore e meraviglia. Bulgakov lo chiamava “il mio libro sul diavolo” e poi, nelle varie versioni scritte fin sul punto di morte, è diventato “Il Maestro e Margherita”. Tra l’altro Margherita è comparsa dopo, quando il Maestro, alias Bulgakov (o viceversa) aveva già scritto alcune stesure dell’opera. Proprio lei, figura centrale e maestosa nel suo fascino e originalità, arriva quando l’a
Libri, recensioni e qualche divagazione per lettori curiosi