Mi spiace, tanto, ma non mi è piaciuto. Leggo quasi quotidianamente il “Buongiorno” sulle pagine de La Stampa.it, apprezzandone la sagace ironia, lo stile leggero eppure preciso e tagliente come una lama, e ho riso e mi sono commossa leggendo addirittura a voce alta in un solo giorno “Fai bei sogni”. Purtroppo trovo che “L’ultima riga delle favole” sia un libro troppo meccanico , freddo nel trasferire i pensieri in immagini. Intuisco sia la fase precedente alla genesi del secondo libro di Massimo Gramellini, quello ben riuscito, quando le idee sono ancora sospese, ragionate ma aride, nel momento in cui vivono in uno stato embrionale attendendo l’arrivo dell’ispirazione. L’allegoria non basta, la favola non convince, il filo della narrazione non coinvolge perché è continuamente intrappolato da un’introspezione che non ha corpo né anima, nonostante l’ambientazione sia in immaginarie Terme dell’Anima dove il protagonista è finito per rigenerarsi, superare i traumi della sua infanzia
Libri, recensioni e qualche divagazione per lettori curiosi