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Visualizzazione dei post da 2020

M, l’uomo della provvidenza, di A. Scurati

  Non siamo più nella testa di Mussolini, ma guardiamo “da fuori”, da spettatori quello che succede nel periodo compreso tra il 1925 e il 1932. Credo sia dovuto alle polemiche seguite al primo libro, "M, il figlio del secolo": l’autore ha scelto una via più cauta. Gli eventi storici proseguono dal primo libro: a partire dall’omicidio di Matteotti, vediamo il consolidarsi del potere del Duce che crea un nuovo modello politico, il totalitarismo fascista. La storia scorre nel continuo susseguirsi di fatti e personaggi che attraversano gli anni, raccontati dalla voce di un narratore esterno. Un narratore onnisciente, anzi uno storico con la penna raffinata da scrittore. In questo libro c’è la storia, tanta e documentata, ma non trovo più il romanzo. Forse l’autore questa volta ha preferito distaccarsi dal suo protagonista, visto che, in occasione di interviste e presentazioni del primo libro, ha dovuto spesso spiegare che M non aveva intenti agiografici né revisionistici. Pec

Almarina, di Valeria Parrella

Mi chiamo Elisabetta Maiorano… La voce narrante è la sua, di Elisabetta, una cinquantenne da poco vedova che insegna matematica nel carcere minorile di Nisida, una specie di isola nel mare magnum della città di Napoli e del mondo. La voce si esprime in prima persona attraverso una scrittura lirica, molto intensa, carica di suggestione e ricca di rimandi, analogie, ricordi, immagini sospese tra passato e presente. E’ un lungo monologo che ci prende per mano facendoci vedere, provare, pensare, ricordare e immaginare quello che vede, prova, pensa, ricorda e immagina la protagonista. Una scrittura affascinante e poetica, talmente densa che occorre riemergere ogni tanto per riprendere aria. In questo non luogo Elisabetta incontra Almarina, una ragazza romena con un passato drammatico alle spalle, di cui porta impressi tutti i segni.

Il coraggio e la paura, di Vito Mancuso

  Venditore Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi? Passeggere Almanacchi per l’anno nuovo? Venditore Si signore. Passeggere Credete che sarà felice quest’anno nuovo? Venditore Oh illustrissimo si, certo. Passeggere Come quest’anno passato? Venditore Più più assai. Passeggere Come quello di là? Venditore Più più, illustrissimo. Passeggere Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? Venditore Signor no, non mi piacerebbe. […]   Avevo iniziato il 2020 rileggendo un’operetta morale di Leopardi, il Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere. Ogni nuovo anno porta con sé la speranza di essere migliore di quello che lo ha preceduto, per poi trovarsi 365 giorni dopo a riformulare lo stesso desiderio. Questo anno sembrava, dunque, iniziato come gli altri, ma ad un tratto ha deviato verso strade totalmente sconosciute, facendoci rimpiangere qualunque altro anno vis

Ciao maschio, di Valeria Parrella

 "La mia vita intera: un metodo sperimentale per il quale non ho avuto poi il tempo di redigere una teoria."

Il Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov

“I romanzi non bruciano” è la frase simbolo non solo di resistenza alle censure, ma anche di sopravvivenza al tempo. Questo è un libro da leggere assolutamente, uno di quelli che rimane davvero, che lascia una traccia in chi lo ha letto. Superata la difficoltà a familiarizzare con impronunciabili nomi russi, tutti un po’ simili, appartenenti a un vasto stuolo di personaggi (molti dei quali davvero bizzarri), a mantenere il filo degli innumerevoli e stravaganti avvenimenti che rendono la trama complessa e intricata, e a non farsi fermare dall’ostacolo di una sintassi non agevole, ecco che si delineano stupore e meraviglia. Bulgakov lo chiamava “il mio libro sul diavolo” e poi, nelle varie versioni scritte fin sul punto di morte, è diventato “Il Maestro e Margherita”. Tra l’altro Margherita è comparsa dopo, quando il Maestro, alias Bulgakov (o viceversa) aveva già scritto alcune stesure dell’opera. Proprio lei, figura centrale e maestosa nel suo fascino e originalità, arriva quando l’a

Piccole felicità malgrado tutto, di Marc Augé

 Togliamoci dalla testa che oggi esistano dei libri capaci di dare delle risposte. Chi lo annuncia, mente sapendo di mentire. Il titolo di questo piccolo saggio può trarre in inganno, ma in buona fede, perché da subito è chiaro che si tratta di una riflessione filosofica e antropologica e non di un manuale per imparare a essere felici, "malgrado tutto". "Negli stereotipi più diffusi la felicità non ha soltanto un luogo, ma anche una forma: quella della casetta destinata a ospitare una felicità intima e segreta ("due cuori e una capanna"), che rappresenta al tempo stesso il più diffuso, il più "modesto" e il più ambizioso degli ideali." Inizia così Marc Augè, famoso etnologo che ha sviluppato un'antropologia del quotidiano basata sul concetto del non-luogo, uno spazio della socialità moderna in cui prevale l'assenza di storia, identità e relazioni. Un supermercato, ad esempio. O un aeroporto, dove transitano continuamente le persone nella

Infelicità senza desideri, di Peter Handke

Una scrittura lirica, spiazzante, che tocca corde profonde senza mai scivolare nel sentimentale, tagliente e asettica, ma ugualmente vibrante. Handke, discusso premio Nobel per la letteratura 2019 (per le sue posizioni filo-serbe durante il conflitto della ex Juogslavia), racconta sua madre dopo il suicidio, avvenuto realmente nel 1971 quando lei aveva 51 anni. Rimettere in fila a ritroso una selezione di situazioni e ricordi che la riguardano sembra avere il fine di riallacciare il contatto con il genitore, come se lei si fosse materializzata soltanto dopo la scomparsa. Questa è una storia di continue privazioni, di rinunce e frustrazioni del desiderio di vivere e realizzarsi, di ricerca inutile dell’identità di una donna in un difficilissimo momento storico, la prima metà del XX secolo, tra la Carinzia, regione a vocazione agricola strozzata dalla grande crisi economica, e la Berlino nazista. Non ci sono riferimenti politici, né giudizi, ma solo la percezione di atmosfere. L

Le ateniesi, di Alessandro Barbero

Lo confesso: seguo il prof. Barbero, le sue appassionate conferenze pubblicate su YouTube e dai Podcast, lo apprezzo quando interviene nelle trasmissioni di storia su Raitre per il suo entusiasmo e la chiarezza espositiva con cui coinvolge il pubblico. La storia diventa un romanzo ricco di spunti e curiosità, interessante per tutti. Insomma, un grande divulgatore con la marcia in più della simpatia. Proprio ascoltando una delle sue conferenze, vengo a sapere che non solo è uno storico, docente universitario eccetera eccetera, ma si è anche avventurato nei territori della narrativa, naturalmente con ambientazione storica. Le ateniesi è un libro che parla di donne, e anche di uomini ovviamente, ma sono loro le protagoniste in un momento storico e in un luogo, l’Atene del IV secolo a.C., dove in realtà vivevano in una condizione di pesante marginalità. In pratica, in fondo alla scala sociale, solo un po’ più su degli schiavi. Se poi si era donna e schiava, il disastro era totale! A

La signora del martedì, di Massimo Carlotto

Ammetto che la scelta del libro è dovuta alla curiosità sulla biografia dell’autore, protagonista di un caso di cronaca nera: accusato di omicidio, processato e diventato latitante; è seguita la revisione del processo e, infine, la grazia. Non intendo entrare nel merito di questa dolorosa vicenda privata, ma inevitabilmente è venuta una domanda: quanto ha influito l’esperienza personale dell’autore nella scrittura di un libro definito “oltre il noir”?  In generale, chi scrive mette se stesso e la propria esperienza di vita nella scrittura, anche se rielaborata dalla fantasia. Nella teoria, il noir è un genere che ha come obiettivo il coinvolgimento del lettore di un clima di crescente suspense. Questo romanzo non ha la struttura del giallo (o poliziesco), in quanto questo genere, nella sua versione classica, prevede che la trama venga abilmente costruita modificando l’ordine logico-cronologico dei fatti per tenerci con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, quando finalmente s

Nemesi, di Philiph Roth

Un romanzo potente, come tutti quelli di Roth, sul senso di colpa. Non è stato facile leggere Nemesi nel periodo in cui si attraversa un'epidemia, in questo caso quella del Covid 19, ma non è una fatalità che abbia scelto proprio questo libro. Volevo indagare il tema dell'epidemia e invece mi sono trovata dentro l'abisso del senso di colpa. Si, c'è anche Dio in sottofondo, o meglio Dio non c'è se permette tutto questo orrore, è una divinità crudele e insensata che uccide o paralizza bambini. Oppure semplicemente Dio non c'entra. La vera domanda riguarda il perché, cerca di individuare il senso della realtà, la causa di tutto: "Bucky non riusciva ad accettare che l'epidemia di polio fra i bambini di Weequahic e nel campo di Indiana Hill fosse stata una tragedia. Doveva trasformare la tragedia in colpa. Doveva trovare una necessità a quanto accaduto. C'è un'epidemia e lui ha bisogno di trovarne la ragione." La tentazione di trovare u

L’inverno più nero, di Carlo Lucarelli

“Sapeva che Bologna è una città che copre e nasconde, che ha sempre un lato oscuro, dove lo sguardo si perde per ritrovarsi dove non avrebbe mai immaginato di essere:” Questa mi pare una delle più calzanti descrizioni di Bologna, perché in poche parole la descrive non solo attraverso i suoi portici e i giardini chiusi dentro le case del centro storico, ma ne racconta la storia, soprattutto quella più recente.  Bologna c’è sempre nelle storie di Carlo Lucarelli, e più che uno sfondo è una protagonista insieme agli altri personaggi. Come in questa nuovo e avvincente romanzo in cui ritroviamo il commissario De Luca, poliziotto-sbirro tra le fila dei fascisti repubblicani in una Bologna dilaniata dalla guerra, occupata dai nazisti, durante il lungo e tragico inverno del 1944. De Luca è un personaggio inquieto e ambiguo, forse consapevole di trovarsi dalla parte sbagliata ma non abbastanza da smarcarsi, così cerca di non pensarci concentrandosi sui tasselli da riordinare di tre ca

La vita bugiarda degli adulti, di Elena Ferrante.

Un romanzo di formazione che, onestamente, non ha la forza dei precedenti lavori della stessa autrice. Crescere per diventare cosa, per assomigliare a chi? Sempre Napoli come cornice, affascinante e duplice: c’è un sopra e un sotto, un “alto” e un “basso” che si mescolano pur nella loro diversità. I personaggi non sono convincenti, la trama mi pare flebile. Rimane la scrittura e la capacità di descrivere emozioni e stati d’animo in modo acuto e sensibile. Il tema dell’ipocrisia della vita dei grandi di fronte allo sguardo di un’adolescente che sta cercando la propria identità è un terreno d’esplorazione di grande interesse.

Morgana, Michela Murgia e Chiara Tagliaferri

Strega o fata? Michela Murgia descrive così il contenuto del libro: "Sono storie di ragazze che tua madre non avrebbe approvato". Poi, ancora: "Morgana è la casa delle donne fuori dagli schemi. Donne controcorrente, strane, pericolose, esagerate, stronze e a modo loro tutte diverse e difficili da collocare. Donne che vogliono piacersi e non compiacervi, un po’ fate e molto streghe, belle e terribili insieme". Ad aprire la serie delle dieci brevi biografie nel libro, troviamo Moana Pozzi, seguita da Caterina da Siena, Grace Jones, le sorelle Bronte e poi via via le altre, tutte battezzate dalla mitica Morgana del ciclo arturiano. Molto interessante l'espansione in podacast disponibile sul sito storielibere