Indagare il tema del suicidio è affascinante e spaventoso allo stesso tempo, come guardare il fondo di un abisso mentre ci si trova sul ciglio del precipizio. Il vuoto sembra chiamare, risucchiare chi lo sta guardando. I motivi che spingono colui che fa questa scelta a mettere un piede avanti e lasciarsi inghiottire dal nulla possono essere tanti, ma a volte pare non ci sia una spiegazione razionale. E’ il male di vivere, quello raccontato da Montale (… era il rivo strozzato che gorgoglia / era l’incartocciarsi della foglia…) che, senza un perché, diluisce la linfa vitale. Ho trovato subito intrigante l’idea su cui ruota questo romanzo: quattro persone stanno per compiere il gesto irreparabile di togliersi la vita, ma uno strano individuo le avvicina offrendogli la possibilità di ripensarci. Consente altri sette giorni di tempo per osservare come proseguirà la vita senza di loro, per essere spettatori della loro stessa vita. Mi viene un altro paragone con un romanzo italiano
Libri, recensioni e qualche divagazione per lettori curiosi