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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

Storie del declino italiano: “La grande bellezza” e “Il capitale umano”

Due facce della stessa medaglia, l’Italia nella sua decadenza morale e culturale, ritratta in questa epoca di sfacelo e profonda stanchezza dallo sguardo cinematografico di due registi accumunati dallo stesso nome di battesimo, Paolo: Sorrentino e Virzì. Il primo film è “La grande bellezza”, attualmente candidato all’Oscar come miglior film straniero e reduce dal premio del Golden Globe, e l’altro è “Il capitale umano”, da poco nelle sale. Non entro nel merito di alcune recenti polemiche su entrambi i film, ma mi limito al mio personale parere. Da un lato Roma, decadente e lussuriosa, in un quadro barocco da fine impero, dove i fasti dei palazzi del potere alimentano una specie di overdose in cui perdersi. Protagonista uno scrittore ormai privo di ispirazione, un magnifico Toni Servillo, alter ego di Sorrentino, che vive in un vortice di mondanità e noia, tra vuoti intellettuali e politici corrotti. Una prima parte molto promettente, ma poi le suggestioni e le promesse, per

Novecento italiano, AAVV

Da Giolitti a Berlusconi, passando attraverso le tormentate vicende del Novecento italiano. Ed è proprio questo il titolo di un saggio scritto a più mani che racconta fatti e protagonisti della storia dell’ultimo secolo, la cui eredità è ancora viva e non ha smesso di far discutere chi è venuto dopo, lasciando troppi punti interrogativi. Il delitto Matteotti, l’8 settembre, il boom economico degli Anni ’60, la contestazione, il terrorismo, il maxiprocesso alla mafia e Tangentopoli: argomenti trattati con stili diversi da storici, giornalisti e professori, per fare il ritratto di un Italia che ancora non ha saputo fare i conti con il suo passato. Consigliatissimo!   Autori: Emilio Gentile, Mario Isnenghi, Giovanni Sabbatucci, Claudio Pavone, Valerio Castronovo, Marco Revelli, Vittorio Vidotto, Salvatore Lupo, Ilvo Diamanti.

Gli sdraiati, di Michele Serra

La distanza che separa oggi genitori e figli adolescenti è esplorata dallo sguardo acuto e ironico di Michele Serra: da un lato il senso di inadeguatezza, frustrazione, la fragilità e la tenerezza dei dopo-genitori (il “dopo-padre” è la definizione emblematica di quest’epoca post: post-ideologica, post-autoritaria, post-industriale, post-credibile, post-umana…); dall’altro i figli “sdraiati”, ovvero adolescenti in una condizione inedita rispetto al passato: iperconnessi e tecnologici, passivi e apatici eppure con una qualche forma di vitalità imperscrutabile. Anima le riflessioni del padre la segreta speranza che ci sia questo impeto vitale, nascosto tra le pieghe del divano, in qualche angolo del negozio di felpe, simbolico tempio dell’edonismo-egoismo contemporaneo, oppure nello scorrere lungo le vene delle loro protuberanze cibernetiche. Cosa è rimasto del genitore, non più figura di riferimento autorevole, disciplinare e simbolica? Quale messaggio educativo è in grado di trasmett