“Sapeva che Bologna è una città che copre e nasconde, che ha
sempre un lato oscuro, dove lo sguardo si perde per ritrovarsi dove non avrebbe
mai immaginato di essere:” Questa mi pare una delle più calzanti descrizioni di
Bologna, perché in poche parole la descrive non solo attraverso i suoi portici
e i giardini chiusi dentro le case del centro storico, ma ne racconta la storia,
soprattutto quella più recente.
Bologna c’è sempre nelle storie di Carlo Lucarelli,
e più che uno sfondo è una protagonista insieme agli altri personaggi. Come in
questa nuovo e avvincente romanzo in cui ritroviamo il commissario De Luca, poliziotto-sbirro
tra le fila dei fascisti repubblicani in una Bologna dilaniata dalla guerra,
occupata dai nazisti, durante il lungo e tragico inverno del 1944. De Luca è un
personaggio inquieto e ambiguo, forse consapevole di trovarsi dalla parte
sbagliata ma non abbastanza da smarcarsi, così cerca di non pensarci concentrandosi sui tasselli da riordinare di tre casi di omicidio susseguiti in
poche ore. L’ossessiva e ostinata fissazione per la ricomposizione della verità,
che pare l’unico suo interesse, gli permette di avere un alibi per non guardare
l’orrore che lo circonda.