Avevo iniziato a leggere questo libro qualche anno fa in una situazione molto particolare: si trattava di una lettura ad alta voce condivisa con un appassionato ciclista. Tappa per tappa, avevamo rivissuto insieme il Giro d’Italia del 2013 grazie alla penna vivace di uno scrittore giornalista incaricato dal Corriere della Sera di scrivere articoli di colore dedicati a questo grande evento sportivo. Ne è nato un libro allegro, leggero e coinvolgente, una colorata girandola di aneddoti e personaggi che descrive il “carrozzone” del Giro oltre l’aspetto sportivo e agonistico, riuscendo ad appassionare anche chi normalmente non segue il ciclismo. Attraverso la mitica corsa rosa, abbiamo percorso il bel paese, in un viaggio partito dal sud verso la Toscana per arrivare alle Dolomiti, toccando Slovenia e Francia, che si è concluso a Brescia. Una pittoresca avventura utile a guardarci un po’ allo specchio e a fare del ciclismo qualcosa in più di un semplice sport: una fucina di storie di piccole e grandi imprese sportive e soprattutto umane, dense di emozioni.
A distanza di tanto tempo mi sono ricordata che quel libro rimasto in sospeso meritava di essere letto fino in fondo. Finito il libro, sono rimasti i ciclisti, non solo i grandi campioni e le loro eroiche imprese ma anche quelli che praticano questo sport a livello amatoriale, che vedono nel sudore della fatica per conquistare una vetta o nei brividi di una discesa lungo dei tornanti una motivazione fondamentale: è la passione il motore della vita, è la ricerca della felicità. Tagliato un traguardo, ne compare subito uno nuovo, proprio come nella vita. Anche nei fallimenti e nelle delusioni ritroviamo il parallelismo tra ciclismo e vita, perché nonostante tutto dobbiamo avere sempre un motivo in più per risalire in sella e pedalare.
A distanza di tanto tempo mi sono ricordata che quel libro rimasto in sospeso meritava di essere letto fino in fondo. Finito il libro, sono rimasti i ciclisti, non solo i grandi campioni e le loro eroiche imprese ma anche quelli che praticano questo sport a livello amatoriale, che vedono nel sudore della fatica per conquistare una vetta o nei brividi di una discesa lungo dei tornanti una motivazione fondamentale: è la passione il motore della vita, è la ricerca della felicità. Tagliato un traguardo, ne compare subito uno nuovo, proprio come nella vita. Anche nei fallimenti e nelle delusioni ritroviamo il parallelismo tra ciclismo e vita, perché nonostante tutto dobbiamo avere sempre un motivo in più per risalire in sella e pedalare.