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Veleno, di Pablo Trincia



Un gioco di specchi che confonde la realtà: dove è il vero e dove il riflesso falso? Veleno racconta una vicenda giudiziaria che ha lasciato conseguenze pesantissime sulla vita di tante persone, cambiandone per sempre il destino. Dall’inchiesta condotta dal giornalista Pablo Trincia, pubblicata a puntate sul sito Repubblica.it, è nato un libro che ricostruisce i fatti con il piglio del cronista e la penna del narratore. 
La storia risale a vent’anni fa e ha contorni talmente torbidi e inquietanti da toccare punte di vero sgomento, soprattutto perché i protagonisti sono dei bambini. Si tratta della vicenda dei pedofili della Bassa modenese, una rete di mostri che all’epoca continuava a crescere, a coinvolgere tante persone, padri, madri, fratelli, zii, e figure insospettabili come un prete e una maestra. Un’incredibile storia di orchi crudeli e sanguinari nascosti sotto mentite spoglie e la coltre di un’apparente e sonnacchiosa normalità di provincia. Una vicenda che sembrava uscire dalle peggiori fiabe, quelle scritte per spaventare i bambini, non farli dormire la notte, ma dentro a quegli incubi c’erano proprio loro. Le fiabe, nonostante mostri e diavoli, hanno un lieto fine. In questo caso, invece, la conclusione non è per nulla lieta: 16 bambini sottratti per sempre ai loro genitori, divisi dai fratelli, 5 morti e intere famiglie distrutte.  
Tutta la faccenda è stata poi dimenticata, rimossa anche da chi abita in quelle zone remote d’Italia dove si è consumata, persa tra banchi di nebbia e casolari abbandonati della pianura emiliana. Ed ecco che, a distanza di tanto tempo, la vediamo riemergere attraverso la ricostruzione, tassello per tassello, di una verità molto diversa, disorientante, da quella che era stata raccontata dai mezzi d’informazione in quei lontani anni, tra il 1997 e il 1999. Possibile che all’epoca dei fatti non ci sia stato nessuno, tra coloro che hanno preso decisioni così importanti e definitive, senza ritorno, ad avere il dubbio che quelle storie raccontate dai bambini non fossero vere? Possibile che non ci sia stato modo di arginare in tempo utile le conseguenze di quel clima da “caccia alle streghe”, degenerato in una psicosi che non ha lasciato spazio alla razionalità? Interrogatori (più che colloqui) suggestivi da parte di psicologi e assistenti sociali privi di esperienza e con una formazione inadeguata. L'orco andava trovato a tutti i costi e, come le streghe, doveva essere bruciato sul rogo. 

Mentre mi accingevo a finire di leggere Veleno, mi è capitato tra le mani un altro libro che, neanche a farlo apposta, sembra il contraltare del primo. E' intitolato Il cacciatore di orchi, scritto da un'assistente sociale e pubblicato da Il Ciliegio. Leggo la dedica nelle prime pagine: "A tutti i bambini in cerca di un cacciatore di orchi, agli assistenti sociali che condividono con me questa professione complicata, difficile, ma unica e meravigliosa; a tutti coloro che hanno ancora una visione distorta e riduttiva della professione sociale e che in un cacciatore di orchi vedono un ladro di bambini".

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