Un viaggio nella storia antica
insieme a Valerio Massimo Manfredi, scrittore e archeologo, che ha creato personaggi
affascinanti e nel contempo verosimili, per rivivere in un’avvincente lettura alcuni
degli episodi più significativi di un remoto passato. Segue la descrizione
della prima parte del libro, con l’obiettivo di stimolare la curiosità da parte
del lettore che vorrà poi arrivare fino all’ultima pagina.
Ambientato a Sparta, la storia
inizia poco prima delle guerre persiane. Protagonista è Talos, figlio di uno
spartiato, Aristarchos, abbandonato nel bosco da piccolo perché nato con un
piede zoppo. Il bambino non sa nulla delle sue origini e viene ritrovato da Kritolaos
un vecchio pastore Ilota, che lo cresce come un figlio. Kritolaos svelerà a
Talos di essere il custode dell’armatura di Aristodemo, re dei Messeni, il
popolo da cui provengono gli Iloti, senza svelargli fino in fondo il suo
segreto. Il vecchio regala a Talos l’arco che fu del mitico Re e inizia ad
insegnare al figlio l’arte del combattimento e della guerra, rendendolo molto
abile al punto da compensare il suo difetto fisico. Il giovane Talos s’innamora
di una bella contadina sua vicina di casa, Antinea, che difende quando viene
aggredita da alcuni giovani Spartiati. Tra questi c’è Birthos, figlio di Aristarchos.
Talos oppone una strenua resistenza, ma viene ferito e curato dalla ragazza.
Nel frattempo, però, la Storia si muove: Sparta non ha partecipato alla
battaglia di Maratona che ha visto la vittoria degli Ateniesi sui Persiani. Compare
Philippides, messaggero da Sparta, di cui viene ricordata l’epica morte dopo
aver riportato la notizia della vittoria di Atene. Talos è affascinato e attratto
dalla vita dei guerrieri, però continua la sua vita di pastore fino a quando
muore il padre adottivo. Al suo posto arriva Karas, una misterioso protettore
nei panni di pastore. Una notte si presenta anche una strana vecchia di nome Perialla,
che si rivela essere la Pizia dell’Oracolo di Deli, che aveva aiutato il Re
spartano Kleomenes a cacciare Demaratos, uno dei re di Sparta che stava
collaborando con i Persiani. In uno stato di tranche, la vecchia si fa
portavoce di un’oscura profezia che riguarda il futuro di Talos.
Nel frattempo Serse, il Gran Re
di Persia, comincia ad allestire il suo immenso esercito per prepararsi
all’invasione dell’Ellade. I rappresentanti delle città greche si trovano a
Corinto per decidere quale strategie adottarea difesa dei loro territori: gli
Spartani vogliono fermare i Persiani sull’Istmo di Corinto, mentre gli Ateniesi
chiedono che il punto in cui allestire la battaglia siano le Termopili. Il
rappresentante di Atene, Themostokles, convince Re Leonidas di Sparta ad
appoggiarlo in questa scelta. Gli Efori e gli Anziani Spartani concedono Leonidas
solo 300 uomini da inviare, sotto la sua guida, alle Termopili. Birthos e il
padre Aristarchos sono tra questi. Il giovane guerriero sceglie proprio Talos come
ausiliare per questa campagna miliare.
La battaglia delle Termopili è la
più celebre disfatta spartana, rimasta nella leggenda anche come episodio di
grande erosimo. Il contingente di Leonidas capisce di essere stato mandato a
morire: Aristarchos muore con gli altri, ma il comandante decide di inviare
Birthos e Aghias a Sparta con la scusa di inviare un messaggio di estrema
importanza. In questo modo li salva condannandoli al disonore. Con loro rimane
Talos. In realtà il messaggio è vuoto e i due giovani spartiati vengono accolti
con sospetto dai loro cittadini che pensano siano fuggiti per viltà. Aghias
poco dopo si impiccherà. Birthos vorrebbe fare lo stesso, ma viene fermato da
Talos, che lo convince a riguadagnarsi l’onore in modo originale. Da quel
momento, infatti, iniziano ad accadere strani episodi ai danni delle truppe
persiane: protagonisti un misterioso oplita solitario e un arciere infallibile,
di cui nessuno conosce l’identità, sembrano antichi supereroi, pronti a salvare
i più deboli dai soprusi del nemico straniero. Birthos arriva finalmente a
riconquistare il proprio onore lanciandosi alla carica nel corso della
battaglia di Platea tra l’esercito confederato ellenico e quello persiano,
ribaltandone l’esito ma finendo ucciso. Il comandante, il Re spartano
Pausanias, riconosce sia lui che Talos come figli di Aristarchos. Al
sopravvissuto consegna lo scudo con il dragone in cui è inciso il suo vero
nome: Kleidemos Artistarchou Kleomenides.