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Niente, di Janne Taller


albero in autunno alle Piane di Lama Mocogno

Un barone rampante postmoderno, nei panni di un tredicenne danese, Pierre Anthon, un giorno decide che niente ha significato e quindi tanto vale non fare nulla, salire su un albero e da lì guardare con beffarda derisione i suoi compagni di classe. L'ambientazione rende la vicenda ancora più surreale: un piccolo paese che pare abitato solo da ragazzini. Di adulti nemmeno l'ombra. I compagni sono molto turbati da questo atteggiamento di negazione totale della vita e decidono di dimostrare a Pierre Anthone che è assolutamente fuori strada: la vita ha senso! I ragazzini mettono a punto un piano: ognuno di loro, a turno, avrebbe portato in un luogo segreto ciò che più di tutto ha significato per poi mostrarlo a Pierre Anthone. Il meccanismo, però, degenera presto in una feroce tirannia del branco, e le richieste di consegna diventano sempre più pesanti e crudeli. La "catasta del significato", così come decidono di chiamarla, diventa una specie di altare del sacrificio, in un crescendo disumano, fino all'intervento della polizia. I ragazzini vengono interrogati e la loro storia finisce sui giornali di tutto il mondo, che si dividono tra chi condanna e chi approva e vede un senso profondo. A quel punto un importante museo di New York offre una cifra enorme per acquistare la catasta del significato, considerandola un'opera d'arte. Quella che sembra una vittoria, si trasfromerà presto in una pesante sconfitta: il dubbio che quel mucchio di cose non avesse più significato ormai si è insinuato nei ragazzi... Il finale lascia comunque al lettore la sensazione che nulla di così tanto crudele sia avvenuto invano.

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