La dote segreta del Commissario Ricciardi è al contempo
inquietante e triste. Angosciante è la capacità di vedere i morti ammazzati proprio nel momento in cui stanno per morire, e allo stesso tempo questa qualità soprannaturale costringe il Commissario Ricciardi a un destino segnato
dalla solitudine e, naturalmente, a entrare in polizia. Il senso della diversità non lo rende banalmente speciale, ma
ne fa un uomo solo, ed è proprio per questo motivo che trovo il personaggio
particolarmente riuscito. Le sue indagini sono inserite nel contesto storico
dell’Italia fascista, anche questa una scelta non scontata per storie
poliziesche.
I primi racconti sono raccolti nel volume intitolato L'omicidio Carosino. Il primo venne proposto dall’autore
a un concorso per giallisti esordienti a Napoli indetto dalla Porshe. Gli
altri due presenti nel libro sono I vivi e i morti e Mammarella, e hanno dato il via ad una vera e
propria serie.
L’omicidio Carosino è ambientato nel 1929 a
Napoli. Una nobildonna viene trovata morta nel suo appartamento dopo una serata
mondana. Come spesso accade nelle indagini del Commissario Ricciardi, quando la
vittima fa parte dell'alta società, si fanno sentire le pressioni per arrivare
rapidamente a una soluzione senza creare scandali: bisogna trasmettere
l'idea di una Stato forte ed efficiente, dove i crimini praticamente non esistono
e i criminali vengono immediatamente messi fuori gioco. Naturalmente la realtà
è diversa dall’apparenza. Niente spoiler per non rovinare la lettura.