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Storia di chi fugge e di chi resta, Elena Ferrante



Non potevo lasciare la storia di Lila e Lenù proprio nel momento in cui quest’ultima, diventata scrittrice, presenta il suo romanzo in una libreria milanese e tra il pubblico compare nientemeno che Nino, il grande amore della sua adolescenza. Così finisce il secondo volume della saga de “L’amica geniale”: il terzo, dal titolo “Storia di chi fugge e di resta”, è dedicato soprattutto alla storia di Elena, diventata ormai una donna che, lasciata Napoli, si è sposata ad un giovane rampollo di una famiglia agiata di intellettuali progressisti diventato precocemente professore universitario a Firenze. Ci sono tutte le premesse per una vita felice, piena di soddisfazioni, che ha riscattato le fatiche degli anni di studio permettendole di uscire dal rione napoletano, ma l’ombra di Lila rimane ad offuscare quel senso di rivincita di cui la protagonista ha bisogno. Solo Lila sembra riuscire a vivere intensamente. 

Il romanzo racconta le vicende di Elena, moglie frustrata e madre di due bambine, alle prese tra biberon e pannolini, di cui ormai sembra essersi esaurita la vena creativa che le aveva permesso di scrivere il suo prima romanzo. Il rapporto con Lila si fa distante non solo fisicamente, ma anche perché in mezzo si mettono le loro vite, così diverse, e questo allontanarsi appanna un po’ il fascino di questo libro che, rispetto ai primi due, appare meno vivace, a tratti quasi noioso. Interessante è, invece, il contesto in cui si muovono le due protagoniste, quello dei movimenti operai, delle lotte femministe e delle tensioni politiche e sociali tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, un periodo di cui forse si racconta poco. Mi pare che oggi ci sia una sorta di rimozione collettiva di quegli anni e ricordarli risulta quasi fastidioso. Eppure è interessante rievocare quel clima fatto di slogan, illusioni che oggi appaiono ingenue; un’atmosfera carica di rabbia e desiderio di ribellione, ma anche di fantasia; un periodo senza compromessi, in cui si cercava lo scontro, la rottura netta. Un po’ imbarazzano oggi le illusioni di chi immaginava di cambiare il mondo, che al di là delle delusioni che ne sono seguite, ha comunque saputo tagliare i ponti con una certa idea del passato. Per chi desidera leggere il libro, avverto che ora comincia un po' di spoiler, quindi siete sempre in tempo a fermarvi. Ma non anticipo troppo, promesso!

In quel contesto, vediamo Lila a Napoli diventata operaia nell’azienda di insaccati di Bruno Soccavo, trovarsi in una situazione di tensione tra rivendicazioni sindacali e violente reazioni squadriste, e in questo quadro come sempre lei spicca per le sue doti e per la personalità. Trova nell’amico d’infanzia Enzo un punto di riferimento stabile, rispettoso e gentile, che la ama senza pretese e l’accoglie con il figlio Gennaro dopo che ha lasciato il marito e con lei continua nel suo percorso di riscatto sociale: insieme studiano di sera la novità dei primi calcolatori elettronici. La capacità di Lila di andare sempre oltre e reinventarsi ogni volta è una delle qualità che ha catalizzato le attenzioni di Michele, uno dei temibili fratelli Solari che lei ha rifiutato più di una volta. I Solara da sempre spadroneggiano nel rione e nel tempo hanno saputo ingrandire le loro attività in odore di criminalità, con i quali anche la famiglia di Lenù si troverà invischiata. La descrizione della pittoresca cena napoletana a casa della sorella di Elena, il ritrovarsi attorno alla tavola imbandita con alcuni vecchi amici del rione, tra cui Lila dallo sguardo sarcastico, è forse una delle meglio riuscite del libro. Elena dal rione è andata via; la sua è la storia di chi fugge, ma quanto riuscirà davvero a sottrarsi alle sue radici? Firenze è abbastanza lontana? 

Il matrimonio con Pietro non risulta particolarmente gratificante: Elena è attratta dalle novità di questo mondo che ribolle e sta rompendo tutti i tabù, mentre lei è inchiodata al suo ruolo di moglie-madre. Il marito ai suoi occhi appare debole, introverso, soggetto a malattie psicosomatiche, troppo moderato, non incline alla rivoluzione, così diverso rispetto agli esuberanti protagonisti di quegli anni di fermento. Ed ecco che ricompare Nino, diventato a sua volta docente universitario, che nel frattempo si è sposato e ha avuto un figlio. Nino non è certo il bravo ragazzo che poteva sembrare una volta: a quanto pare ha il vizio di lasciare figli in giro per poi dimenticarsene, ma questo non sminuisce fascino agli occhi di Elena che, al suo riapparire, ritrova vitalità e persino l’ispirazione per scrivere un nuovo libro.


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