Alessandro d'Avenia ci propone un'interessante rilettura
attualizzata di Giacomo Leopardi, in sintonia con lo sguardo dei giovani (e non
solo) di oggi, sui quali il poeta di Recanati può ancora esercitare fascino e
attrattiva, per aiutarli a capire meglio se stessi, le loro fragilità e il
mondo, che in fondo è governato dalle medesime logiche: l’eterna ricerca di
equilibrio tra cuore-ragione, natura-intelletto, finito-infinito.
Arturo ed Elide sono due giovani sposi, entrambi operai, e a causa dei turni di lavoro sfasati non riescono a incontrarsi che per brevi attimi ogni giorno, quando uno entra in casa e l’altro sta per uscire. La loro vita è, dunque, scandita dagli orari della fabbrica, caratterizzata da azioni abitudinarie e ripetitive che si caricano però di struggente intensità, garbatamente colta e acutamente espressa dall a voce dello scrittore ligure. Vale la pena riportare alcuni passi in cui la descrizione realistica di piccole azioni e gesti quotidiani si carica di un phatos commovente e persino drammatico, come in una pellicola neorealista. L’intensità dei fuggevoli sguardi, le piccole carezze, la presenza nell’assenza, i sentimenti trattenuti, non possono lasciare indifferente chi conosce l’emozione dell’amore. Forse, Arturo ed Elide, imprigionati dal condizionamento del turno in fabbrica, diventano l’emblema di tutte le coppie e del loro eterno desiderio di ritrovarsi. “