Giorgio è un bravo ragazzo: studia giurisprudenza e ha una fidanzata. La sua vita regolare subisce un’interruzione nel momento in cui incontra Francesco, un personaggio ambiguo che lo introduce in un mondo lontanissimo dalla sua realtà quotidiana. Giorgio ne subisce la fascinazione e sembra perdere la propria capacità di giudizio, facendosi influenzare da Francesco al punto da seguirlo in una serie di avventure dal sapore picaresco, ma che si inclinano sempre più al di fuori delle regole e della legalità. Per cominciare il gioco d’azzardo per poi arrivare anche al traffico di droga. In parallelo si sviluppa un’altra storia che apparentemente sembra scollegata a quella di Giorgio e Francesco, che ha come protagonista un altro giovane, il comandante Chiti, che guida il nucleo operativo della polizia di Bari, la stessa città in cui vivono gli altri due personaggi. Chiti, una sorta di alter ego speculare di Francesco, si trova alle prese con uno stupratore seriale. E’ chiaro che le due vicende troveranno un incrocio, come momento culminante e risolutivo di entrambe.
L’autore, Gianrico Carofiglio, con questo romanzo scava alcune tematiche tipiche del romanzo di formazione, mettendole in relazione a questioni etiche senza falsi moralismi. Il protagonista si rende conto di fare un errore dietro l’altro, ma non riesce sottrarsi a questa spirale, preso da una sorta di ebbrezza: un piacere che deriva anche dalla violazione della norma. “Io personalmente mi sento vincolato a non violare solo le norme giuridiche che coincidono con i miei principi etici”, dice ad un certo punto Francesco, un vero mago del poker, un truffatore che abilmente è in grado di condizionare la percezione altrui della realtà: “La vera abilità del prestigiatore consiste nella capacità di influenzare le menti. E fare un gioco di prestigio riuscito significa creare un realtà. Una realtà alternativa dove sei tu a stabilire le regole”. Il gioco come metafora della realtà, dei rapporti tra le persone in cui la verità è diversa rispetto a quella che viene percepita. E, ancora “la verità è difficile da sopportare, ed è per pochi”, sentenzia sempre Francesco
Ecco come Giorgio sia attratto da questa nuova vita che gli fa percepire il proprio passato, appunto, come una “terra straniera”: “Mi sembrava di avere un orgasmo senza fine”. “Seguirono settimane senza senso. Il loro film, nella mia memoria, è tutto in bianco e nero, con snervanti riprese a camera sporca e qualche angoscioso campo lungo”. “Un fiume di parole sulla nostra libertà, su questo nostro vivere ribelle, fuori da regole ipocrite. Sul nostro cercare il senso delle cose sotto la vernice stantia delle convenzioni. Convenzioni che rifiutavamo nel nome di un’etica inaccessibile ai più”. Una “sensazione struggente di un momento perfetto, di giovinezza tremenda e invincibile”.
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