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Autosole, di Carlo Lucarelli


 
Il bambino con la pistola seduto nel sedile dietro della Ka metallizzata di famiglia, il buttafuori con i bicipiti gonfi e la voce gentile che viaggia sulla Fiesta rossa; Glades, la cantante dei Moschettieri del Folk, ex commessa, che dorme sul pulmino conferito (non omologato) diretto alla prossima balera, il pullman frigobar e tv con il vecchietto che ruba salamini all’autogrill e l’autista che odia gli anziani, il trans Luana che sta con il camionista, la donna abbandonata che vuole abbandonare in autostrada il cane del suo ex per vendetta. E, ancora, i tre malavitosi che parlano di cucina e nipoti mentre viaggiano in terza corsia sull’Ulisse blu, la modella che avvelena il marito ricco e prepotente, il vecchio Dalmo e la moglie russa scelta su catalogo… Tante storie s’intrecciano nei racconti di Lucarelli, come s’intrecciano nella vita le storie delle persone che ogni giorno passano lungo l’autostrada, sopra e sotto i cavalcavia, si fermano in autogrill. Con il suo stile inconfondibile, leggero ma acuto, Lucarelli fotografa narrativamente anche in brevi storie destini incrociati. In questa serie di racconti concatenati, che vivono di vita propria, l’autostrada si fa metafora stessa della vita, come il lungo il serpentone delle auto bloccate in fila che sembra non finire mai, in cui ognuno è chiuso dentro la sua storia.


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L’avventura di due sposi, Gli amori difficili di Italo Calvino

Arturo ed Elide sono due giovani sposi, entrambi operai, e a causa dei turni di lavoro sfasati non riescono a incontrarsi che per brevi attimi ogni giorno, quando uno entra in casa e l’altro sta per uscire. La loro vita è, dunque, scandita dagli orari della fabbrica, caratterizzata da azioni abitudinarie e ripetitive che si caricano però di struggente intensità, garbatamente colta e acutamente espressa dall a voce dello scrittore ligure. Vale la pena riportare alcuni passi in cui la descrizione realistica di piccole azioni e gesti quotidiani si carica di un phatos commovente e persino drammatico, come in una pellicola neorealista. L’intensità dei fuggevoli sguardi, le piccole carezze, la presenza nell’assenza, i sentimenti trattenuti, non possono lasciare indifferente chi conosce l’emozione dell’amore. Forse, Arturo ed Elide, imprigionati dal condizionamento del turno in fabbrica, diventano l’emblema di tutte le coppie e del loro eterno desiderio di ritrovarsi. “

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