Progettare per tempo un viaggio e
all’ultimo momento cambiare completamente destinazione amplifica ancora di più
la sensazione di libertà che deriva dal viaggiare. Così è capitato a noi, che
avevamo l’idea di raggiungere la
Croazia, poi le previsioni meteo ci hanno fatto cambiare
programma il giorno prima di partire. Internet ci mostrava la Corsica come l’unica zona
sgombra da nuvole per una settimana ed è così che abbiamo scoperto senza
preavviso le meraviglia di quest’isola che unisce più anime: quella di un mare
cristallino dai colori che variano dall’azzurro chiaro al verde smeraldo, con
baie sabbiose, rocce disegnate e scogliere mozzafiato; ma anche quella di
montagne alte e verdi, con le cime che ricordano le Dolomiti e boschi di abeti;
dove si è francesi, con un forte senso di unicità, ma si parla anche italiano,
perché l’Italia è sempre stata qui e si vede.
L’itinerario si è costruito
seguendo l’intuito, le parole scambiate con la gente, le informazioni raccolte
su qualche rivista comprata al volo: la spiaggia della Saleccia, a nord ovest,
vicino a Saint Florent, raggiungibile solo con una strada sterrata di 12 km, il giorno dell’arrivo
era chiusa per il vento e pericolo di incendi, quindi la nostra bussola è di
nuovo variata e ci siamo diretti a sud. Le località più famose attorno a Porto
Vecchio, come Santa Giulia e le spiagge della Rondinara e la Palombaggia, ancora
piene di turisti a fine agosto. Se “conquistate” con la bicicletta, percorrendo
strade decorate da pinete, panoramiche, con leggeri saliscendi e poco
trafficate, si gustano con un piacere davvero speciale.
Non poteva mancare la tappa di
Bonifacio, punta estrema a sud, arrampicata sulla scogliera a strapiombo sul
mare battuto dal vento, e all’orizzonte la Sardegna. Con quell’isola i
discendenti corsari condividono un’evidente matrice culturale comune, come si
nota dalla lingua locale, ma non la spocchia vip: nel porto di Bonifacio,
infatti, l’atmosfera è garbatamente rilassata. Ai ristoranti più eleganti si
alternano quelli più turistici e negozi low coast con baguette in bella vista.
La costa ovest è notoriamente
quella più selvaggia e meno frequentata, molto amata dai motociclisti e non
appena ci si arriva si capisce il perché: le montagne disegnano i contorni del
mare e le strade, con le curve che si inseguono e si divertono a stupire chi le
percorre. Abbiamo fatto una sosta alla spiaggia di Roccapica, dove si trova la
roccia detta del Re Leone che guarda verso il mare, ma che sembra più la testa
di una tartaruga gigante. Questa volta ce la siamo guadagnata a piedi grazie ad
una piacevole passeggiata tra i profumi della macchia mediterranea.
Arrivare al tramonto sul Golfo di
Ajaccio è un tripudio di colori, una sinfonia di luci, momenti magici catturati
con la macchina fotografia. Le spiaggette a sud di Porticcio, come Isolella, sono piccoli e preziosi gioielli da ammirare e godere in serenità. Peccato
averle dovute abbandonare troppo presto, come peccato aver attraversato in
fretta il cuore montuoso della Corsica, senza aver camminato per quei boschi,
magari cercando funghi, aver sostato nei pressi di un lago o aver provato
un’arrampicata in parete. Anche questi sono buoni motivi per tornarci.
Il nostro obiettivo era andare
alla Saleccia, ora che il libeccio si era rivolto altrove. Attraversare il
Deserto degli Agrites è un’esperienza carica di sensazioni contrastanti:
abbandonato il verde dell’interno, lì si vede una vegetazione minimale, aspra,
ma densa di colori. Il “temuto” percorso di 12 km in sterrato fatto in
mountain bike è un po’ impegnativo per chi è alle prime armi, ma la spiaggia
ripaga di tutte le fatiche: il bianco della sabbia e l’azzurro luminoso del
mare, incorniciati dalla natura ancora selvaggia, sono uno scrigno di
meraviglia. E con queste immagini negli occhi alla sera ci siamo imbarcati sul
traghetto da Bastia, rigorosamente passaggio ponte, con il pensiero che questa
nostra visita in Corsica sia stata solo la prima.