Romanzo giovanile, pubblicato postumo, presenta un José Saramago ventenne già capace di una scrittura profonda, dal tratto nitido e definito, come un disegno a china in bianco e nero.
Lucernario racconta le vicende di una serie di personaggi che in comune ha la convivenza nello stesso stabile, in un quartiere popolare nella Lisbona salazarista degli anni Quaranta. Un’atmosfera cupa domina questi interni domestici dove si muovono figure dimesse, a volte tristi, altre volte incapaci di andare oltre piccole aspirazioni borghesi, principalmente occupate dalla quotidiana sopravvivenza. Da qui emergono, però, ritratti di grande dignità, come il vecchio calzolaio-filosofo, la cui visione della vita si contrappone a quella del giovane Abel, intellettuale anticonformista che più di tutti sembra incarnare il pensiero dello scrittore. Si ribaltano gli stereotipi sociali e le prospettive, i valori e gli ideali appaiono relativi: la famiglia non è pacifico focolare, ma una specie di inferno in cui ci si trova costretti a vivere quasi senza possibilità di fuga; l’amore omosessuale e incestuoso si svela senza censura; l’apparenza e il finto perbenismo contano di più della realtà, con gravi conseguenze. Lo scrittore se la prende con gli atteggiamenti maschilisti e prevaricatori dell’epoca, mentre è delicatamente garbato con Lidia, una trentenne mantenuta, capace di preservare la sua integrità. Mentre mostra il volto meschino e piccolo borghese di Anselmo, ritratto nella sua ridicola presunzione di capofamiglia, disegna con rispetto la vita modesta e senza aspettative di quattro donne in cui si aprono piccoli squarci di luce solo grazie alle note di una radio e a segreti custoditi tra le pagine di un diario. Non stupisce che all’epoca non ci furono editori disposti a pubblicarlo. Oggi la lettura rinnova la curiosità di conoscere meglio l’autore portoghese.
Commenti
Posta un commento