L’interesse
ad esplorare le cause della crisi economica che stiamo vivendo, che sta poco la
volta ridefinendo un modello diverso di economia, ma anche di struttura sociale
e stili di vita, mi ha spinto ad aprire questo libro scritto da Giovanni
Arrighi, storico dell’economia italiano emigrato negli Stati Uniti, dove ha
insegnato alla State University di New York e lavorato presso il Fernand
Braudel Center. Arrighi ci propone un’interessante interpretazione sistemica
dei processi economici in chiave storica.
Il lungo
XX secolo mette a fuoco gli aspetti
più significativi di questa crisi globale, in particolare il processo di
finanziarizzazione (produzione di denaro a mezzo denaro) quale sbocco di un
lungo periodo dell’economia “reale”, e le conseguenze che ne derivano per nuovi
cicli di accumulazione capitalistica. L’analisi di Arrighi parte
dall’individuazione di modelli che interpretano le diverse fasi economiche in cicli
di accumulazione, a partire dal XV secolo, con l’egemonia genovese-iberica, a
cui è seguita quella olandese nel XVII secolo ed il ciclo britannico, dalla
metà del XVIII fino al momento in cui è iniziato quello in cui gli Stati Uniti
hanno avuto il ruolo egemone, ovvero dalla Seconda Guerra Mondiale.
Quest’ultimo
ciclo è quello di cui stiamo vivendo le ultime fasi, dopo il periodo di
espansione materiale (produzione industriale “fordista”) rallentato dagli anni
Settanta, passato poi per il decennio dell’Ottanta attraverso la fase di
espansione finanziaria che ha creato un periodo di rinnovata crescita e
accumulazione del capitale, ma che ha anche gettato le basi del crollo in
seguito alle speculazioni e all’indebitamento. L’espansione finanziaria è la
fase autunnale del ciclo che, secondo Arrighi, porta inevitabilmente ad una
nuova riorganizzazione del sistema mondiale del capitalismo.