Mi spiace, tanto,
ma non mi è piaciuto. Leggo quasi quotidianamente il “Buongiorno” sulle pagine
de La Stampa.it,
apprezzandone la sagace ironia, lo stile leggero eppure preciso e tagliente
come una lama, e ho riso e mi sono commossa leggendo addirittura a voce alta in
un solo giorno “Fai bei sogni”. Purtroppo trovo che “L’ultima riga delle
favole” sia un libro troppo meccanico, freddo nel trasferire i pensieri
in immagini. Intuisco sia la fase precedente alla genesi del secondo libro di
Massimo Gramellini, quello ben riuscito, quando le idee sono ancora sospese,
ragionate ma aride, nel momento in cui vivono in uno stato embrionale
attendendo l’arrivo dell’ispirazione. L’allegoria non basta, la favola non
convince, il filo della narrazione non coinvolge perché è continuamente
intrappolato da un’introspezione che non ha corpo né anima, nonostante
l’ambientazione sia in immaginarie Terme dell’Anima dove il protagonista è
finito per rigenerarsi, superare i traumi della sua infanzia e trovare il
significato dell’amore e della vita. Mi spiace davvero: ho fatto fatica ad
arrivare all’ultima riga di questa sorta di favola.
Arturo ed Elide sono due giovani sposi, entrambi operai, e a causa dei turni di lavoro sfasati non riescono a incontrarsi che per brevi attimi ogni giorno, quando uno entra in casa e l’altro sta per uscire. La loro vita è, dunque, scandita dagli orari della fabbrica, caratterizzata da azioni abitudinarie e ripetitive che si caricano però di struggente intensità, garbatamente colta e acutamente espressa dall a voce dello scrittore ligure. Vale la pena riportare alcuni passi in cui la descrizione realistica di piccole azioni e gesti quotidiani si carica di un phatos commovente e persino drammatico, come in una pellicola neorealista. L’intensità dei fuggevoli sguardi, le piccole carezze, la presenza nell’assenza, i sentimenti trattenuti, non possono lasciare indifferente chi conosce l’emozione dell’amore. Forse, Arturo ed Elide, imprigionati dal condizionamento del turno in fabbrica, diventano l’emblema di tutte le coppie e del loro eterno desiderio di ritrovarsi. “